venerdì 24 aprile 2020

I corvi di Pearblossom



I racconti della buona notte


Ecco una bella favola che ha come protagonisti una coppia di corvi che abita su un vecchio pioppo nelle cittadina californiana di Pearblossom (Fiordipero). La loro pacifica esistenza è turbata dal loro invadente condomino, un vecchio e vorace serpente a sonagli che vive in una buca ai piedi dell’albero e che è solito fare colazione con le uova della signora Corvo. Sarà il vecchio e saggio Gufo a trovare un’astuta soluzione ai loro problemi e a far sì che il serpente resti vittima della propria ingordigia.
I corvi di Fiordipero (TheCrows of Pearblossom, 1944) è una favola per bambini che Aldous Huxley, romanziere, critico e saggista inglese, scrisse per la nipotina Olivia come strenna natalizia. La bambina, che abitava a Pearblossom, era solita trascorrere lunghi periodi a casa degli zii, nella loro casa nel deserto del Mojave, e lo scrittore si divertiva a inventare storie per lei e il fratello Siggy. I due bambini saranno nominati nella favola insieme al loro vicino, il signor Yosts (Gustavo), che sarà poi l’unico a conservare una copia del racconto pubblicato postumo nel 1967.


🔆Consigli per la lettura
Il libro è stato pubblicato in Italia da:
Editrice Il Castoro, con le belle illustrazioni di Beatrice Alemagna









I corvi di Fiordipero
di
Haldus Hxley












C’era una volta due corvi che avevano il loro nido in un albero di pioppo nella città di Fiordipero. In una buca ai piedi dell’albero viveva un serpente a sonagli. Era molto vecchio e tanto grosso che quando scuoteva i suoi sonagli, il rumore era così forte che lo potevano sentire anche i bambini che stavano a scuola nella vicina città di Roccelletta. Trascorreva quasi tutto il tempo a dormire ma, puntualmente, ogni pomeriggio alle tre e mezza, strisciava fuori dalla sua buca, si arrampicava su per l’albero e dava un’occhiata nel nido dei due corvi. Se nel nido c’era un uovo, come succedeva di solito, lo mandava giù in un sol boccone, guscio e tutto. Dopodiché strisciava giù per l’albero, entrava nella sua buca e si rimetteva a dormire. Quando la signora Corvo ritornava dal negozio, dove andava a fare la spesa tutti i pomeriggi, trovava il suo nido vuoto.



Cosa può essere successo al mio caro ovetto?” si disperava la poverina, e si metteva a cercarlo in lungo e largo. Così, dopo il tè, ne deponeva un altro.
Questa cosa era andata avanti per un bel pezzo, quando un giorno la signora Corvo ritornò a casa prima del solito e sorprese il signor Serpente proprio mentre divorava il suo ultimo uovo.
Mostro!” gridò, “cosa stai facendo?”
Parlando a bocca piena, il serpente rispose, “sto facendo colazione.” e scivolò giù per l’albero fino alla sua buca.
Quella sera, quando il signor Corvo ritornò a casa da Lagoameno, dove lavorava come vice direttore nella locale drogheria, trovò sua moglie che, tutta pallida e afflitta, camminava su e giù lungo il ramo davanti al loro nido.


Che succede, Amalia?” chiese, “Hai un aspetto terribile. Non avrai mica fatto indigestione un’altra volta, per caso?”
Come puoi essere così duro e insensibile?” scoppiò a piangere la signora Corvo. “Eccomi qui che sfacchino tutto il giorno per te e quando non lavoro depongo un uovo fresco ogni santo giorno, eccetto la domenica, naturalmente, e le festività. Duecentonovantasette uova all’anno e non un solo pulcino. E tutto quello che sai dire è se ho fatto indigestione? E quando penso a quel terribile serpente, mi viene la tremarella.”
Serpente?” disse il signor Corvo, “Quale serpente?”
Quello che si è mangiato tutti i miei cari ovetti,” disse la signora Corvo, e scoppiò di nuovo a piangere. Quando infine fu in grado di spiegare cos’era successo, il signor Corvo scuoté la testa, “E’ una faccenda seria,” disse, “questo è il genere di cose a cui si deve porre rimedio.”


Perché non scendi nella buca del serpente e lo uccidi?” chiese la signora Corvo.
Non so perché, ma mi sa che la tua non è una buona idea,” rispose il signor Corvo.
Arsenio, tu hai paura!”
Paura?” ripeté il signor Corvo, “Non ho mai detto di avere paura. Tutto quello che ho detto è che non penso che la tua idea sia poi tanto buona. Potrei aggiungere che le tue idee sono raramente buone e questo è il motivo per cui me ne andrò a fare quattro chiacchiere con il mio amico Gufo. Gufo è un pensatore. Le sue idee sono sempre eccellenti.”
Così volò in cima al pioppo nel giardino del signor Gustavo dove il vecchio Gufo aveva la sua casa. Il vecchio Gufo, che lavorava di notte e dormiva di giorno, si stava giusto alzando dal letto quando il signor Corvo bussò alla porta.
Entra, Arsenio,” disse, “scusa se mi presento in ciabatte.”
Il signor Corvo si mise a sedere e, mentre il vecchio Gufo si radeva e si pettinava le penne, gli raccontò tutta la storia.
Bene,” disse il vecchio Gufo alla fine, “Ovviamente, c’è soltanto una cosa da fare.”
E sarebbe?”
Aspetta e vedrai.”


Detto ciò, il vecchio Gufo aprì la porta e volò giù fino al giardino del signor Gustavo che quel giorno aveva appena irrigato l’aiuola dell’erba medica ed era ancora bagnato.
Ma è tutto fangoso,” disse il signor Corvo mentre toccava terra accanto al suo amico.
Arsenio, tu parli troppo,” disse il vecchio Gufo, “Tieni il becco chiuso e fai esattamente quello che faccio io.”
Ciò detto, prese una bella manciata di fango e iniziò a dargli la forma di un uovo: il signor Corvo fece lo stesso e quando ebbero finito, il vecchio Gufo volò sul tetto della casa di Olivia, proprio dove il camino saliva su dal salotto. La stufa stava bruciando e il camino scottava. Il vecchio Gufo mise le due uova in una vecchia lattina e la sistemò in cima al camino. Poi i due amici volarono di nuovo alla casa del gufo e cenarono. Quando ebbero finito di lavare i piatti e di ascoltare il concerto serale alla radio, erano ormai le dieci e la luna risplendeva sopra le montagne.
Penso che quelle uova dovrebbero essere cotte ormai,” disse il vecchio Gufo. Così volarono un’altra volta sul camino e di sicuro le uova di creta erano cotte a puntino ed erano dure come un sasso.


 


Di che colore sono le uova di tua moglie?” chiese il vecchio Gufo.
Verde pallido,” disse il signor Corvo, “con piccole macchie nere.”
Beh, è una fortuna che Siggy stia dipingendo casa,” disse il vecchio Corvo e, presa la lattina con le uova, volò fino al tavolo fuori dalla porta della cucina dove c’erano diversi barattoli di pittura e alcuni pennelli. Dopo aver dipinto le uova in modo che sembrassero proprio uva vere, il vecchio Gufo e il signor Corvo le fecero asciugare sul camino e poi, intorno alla mezzanotte, quando la pittura era ben asciutta, volarono di nuovo sul vecchio pioppo dove la signora Corvo li stava aspettando con impazienza.
Ebbene,” gridò, “chi di voi due ha deciso di scendere nella buca e di uccidere il serpente?”


Nessuno,” disse il Signor Corvo.
Nessuno!” urlò la signora Corvo, “Ci devono essere almeno duecentonovantasette dei miei cari ovetti scomparsi giù per la gola di quel vile serpente. Forse che il mio povero cuore deve continuare a soffrire così giorno dopo giorno per sempre?”
Amalia,” disse il signor Corvo, “tu parli troppo. Chiudi il becco ed esci dal nido.”
La signora Corvo fece quello che le avevano detto e il vecchio Gufo tolse le uova dalla lattina e le sistemò nel nido.
A che serve?” chiese la signora Corvo.
Aspetta e vedrai,” disse il vecchio Gufo e, ciò detto, se ne volò verso Pianoro dove aveva appuntamento con un amico per andare a caccia di topi della prateria.
Il pomeriggio seguente, la signora Corvo andò come al solito giù al negozio per fare la spesa. Mentre era via il signor Serpente si svegliò e, sentendosi affamato, scivolò fuori dalla sua buca si arrampicò su per l’albero e lungo il ramo fino al nido del signore e della signora Corvo.
Due uova, oggi,” disse, “gnam, gnam,” e schioccò le labbra perché sua madre aveva trascurato la sua educazione e così aveva delle pessime maniere. Poi, allungò il collo e inghiottì le due uova intere, prima una e poi l’altra. Dopo di che, si mise al sole allungandosi sul ramo e incominciò a canticchiare una canzoncina:



Se avessi le ali, volerei
Se avessi le gambe, correrei
Se fossi un serpente, come sono, mi arrampicherei
Nel nido dei corvi e le uova mangerei, ha, ha,
E le uova mangerei.

Tutto d’un tratto iniziò a lamentarsi, “quelle due uova devono avever avuto un guscio veramente duro,” diceva tra sé e sé, “di solito si rompono ancor prima di arrivare nello stomaco. Ma stavolta sembra tutto diverso.” Ad un tratto iniziò ad avere un tremendo mal di stomaco, “Ooh,” disse, “ooh, ahi.” Ma il mal di stomaco pegiorava sempre di più, “ooh, ahi, uhi,” il signor Serpene incominciò ad agitarsi e dimenarsi e torcersi e rigirarsi e si torse e si rigirò talmente tanto che senza sapere cosa stesse facendo legò il collo in un nodo scorsoio intorno al ramo e non riuscì più a liberarsi. Ma la coda era ancora libera e continuò ad agitarsi con quella e la agitò con tanta furia che si arrotollò e si aggrovigliò in giravolte così complicate che alla fine la coda gli si attorcigliò in un nodo da marinaio intorno ad un altro ramo dell’albero.







Ed eccolo conciato per le feste e cercò disperatamente di liberarsi, ma più ci provava più il nodo diventava stretto. E nel frattempo le uova di creta che aveva dentro gli provaocavano il più atroce mal di stomaco.
Dopo un po’ la signora Corvo ritornò dal negozio e all’inizio, quando vide il serpente, si spaventò, ma appena si rese conto che si era legato come un salame, si sentì coraggiosa e procedette a dare una bella lezioncina al serpente su quanto fosse malvagio mangiarsi le uova degli altri.


Da quella volta, la signora Corvo ha covato con successo ben quattro nidiate di diciassette piccoli ciascuna. E usa il sepente come filo per i panni su cui far asciugare i pannolini dei piccoli corvi.





FINE

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